Negli anni dopo la seconda guerra mondiale la maggior parte delle nazioni come gli Stati Uniti d'America, il Giappone, e alcune nazioni europee anche con l'ausilio di architetti e artisti incominciarono a delineare delle linee guida per la riqualificazione di aree destinate a parchi urbani e alla riqualificazione di aree sia devastate dalla guerra, sia dalle industrie.
I nuovi piani regolatori prevedevano la presenza di aree a verde legate ai volumi edilizi, tutela dei giardini storici, protezione delle bellezze naturali. Il parco pubblico , come eredità del movimento moderno, divenne il “verde”, termine che indicando un generico “verde urbano o extraurbano”.
11: Il giardino Contemporaneo
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Nel 1973 in Francia un gruppo di architetti paesaggisti tra cui Bernard Lassus, Jacques Simon e Alexandre Clementoff elaborarono un piano di studi che abbinava l'insegnamento accademico di teorie e tecniche, l'esperienza pratica. Le teorie di questa scuola si riassumevano in quattro principi fondamentali:
L'anamnesi consisteva nell'analizzare i segni del tempo si erano stratificati sul sito e che avevano modellato un paesaggio specifico. Inoltre decifra le vocazioni del territorio che si volevano tutelare e trasmettere.
La preparazione considerava il paesaggio come un processo in divenire. La lettura del sito come un processo del divenire. Valorizzare gli elementi naturali, quali il ciclo delle stagioni, dei climi, i processi dell'alternarsi del giorno e della notte e i mutamenti del tempo e della vita.
La lettura approfondita si poneva come alternativa critica alla visione della pianta, inducendo al riconoscimento della percezione qualitativa dello spazio e dell'ambiente. Questa lettura estendeva l'intenzionalità del progetto alle componenti del paesaggio, analizzando il sito in tutti i suoi elementi e rendendo possibile l'integrazione tra forma e funzione che la visione in pianta e lo zooning tendevano a separare.
Il pensiero relativo consisteva nell'esaminare il sito ed il paesaggio che si estendeva al di là dei sui confini. Si esaminava la relazione tra edifici e le aree periferiche quali i margini delle strade, le aree incolte e i non luoghi.
In sintesi questi principi hanno delineato il progetto del verde urbano, tipico del XX secolo.
In primo luogo gli architetti contemporanei, senza trascurare il fattore tempo, si ispirano all'arte e all'architettura contemporanea. I parchi non sono più organizzati secondo lo stile classico, seguendo geometrie o un singolo asse, ma si muovono in spazi multi-assiali, diagonali e asimmetrici; il progetto Parco, inteso come luogo destinato alle persone, considera i mutamenti nella struttura sociale ed ambientale.
Entrano a far parte del progetto del parco o delle aree a verde l'uso di materiali nuovi dovuti allo sviluppo tecnologico quali plastiche, metalli, formazioni rocciose in lana di vetro, illuminazione a fibre ottiche, nebbia artificiale .
Il parco pubblico contemporaneo si rivela ancora come rigeneratore ecologico di spazi interstiziali, cave dismesse, discariche, luoghi non luoghi, aree di sosta delle autostrade o come riqualificazione delle campagne paesaggistiche.
Dal dopoguerra ad oggi si è passati dal concetto di "spazio verde" a quello di "paesaggio". Il paesaggista è spesso inteso come "costruttore" di un nuovo paesaggio, ma anche portatore di modernità che rifiuta il passato. É invece necessario comprendere e condividere la nozione che il passato è una potenzialità imprescindibile per il futuro, unitamente ad una profonda conoscenza del sito e della sua unicità, poiché traccia la sua storia e le sue potenzialità.
Nella nuova visione della progettazione paesaggistica del dopoguerra emergono delle linee guida nella progettazione delle aree verdi e riqualificazione del paesaggio urbano:
- la pianta allungata favorisce la ventilazione naturale dell'edificio e contestualmente stabilisce una connessione all'interno del sito. Diventa un percorso, un collegamento in continuità con il sito;
- l'elemento costruttivo di interconnessione tra esterno ed interno: un portico aperto verso il paesaggio, una terrazza o una piattaforma esterna, raccordata all'edificio da una tettoia mobile o leggera. Nelle case urbane, diventa un patio, una corte interna o un atrio;
- la raccolta delle acque con relativo immagazzinamento e smaltimento: serbatoi, doccioni, inclinazione dei tetti, per assicurarsi la presenza dell'acqua come elemento vitale, statico o dinamico;
- la luce utilizzata come elemento compositivo di architettura: all'interno è articolata in modo da rendere l'ambiente fluido e luminoso, utilizzando pareti bianche che favoriscono il diffondersi dello spazio;
- all'esterno invece la luce è naturale, libera sulla struttura dell'edificio;
- l'involucro esterno diventa elemento di connessione tra il costruito e la natura, tra l'inorganico e l'organico, in una continua ricerca di dialogo tra l'architettura ed il paesaggio.
1) Funzione ecologico-ambientale: il verde, anche all’interno delle aree urbane, costituisce un fondamentale elemento di presenza ecologica ed ambientale, contribuisce in modo sostanziale a mitigare gli effetti di degrado e gli impatti prodotti dalla presenza delle edificazioni e dalle attività dell’uomo. La presenza del verde contribuisce a regolare gli effetti del microclima cittadino attraverso l’aumento dell’evapo-traspirazione, regimando così i picchi termici estivi con una sorta di effetto di “condizionamento” naturale dell’aria .
2) Funzione sanitaria: In certe aree urbane, in particolare vicino agli ospedali, la presenza del verde contribuisce alla creazione di un ambiente che può favorire la convalescenza dei degenti, sia per la presenza di essenze aromatiche e balsamiche, sia per l’effetto di mitigazione del microclima, sia anche per l’effetto psicologico prodotto dalla vista riposante di un’area verde ben curata.
3) Funzione protettiva: il verde può fornire un importante effetto di protezione e di tutela del territorio in aree degradate o sensibili (argini di fiumi, scarpate, zone con pericolo di frana,), e viceversa la sua rimozione può in certi casi produrre effetti sensibili di degrado e dissesto territoriale.
4) Funzione sociale e ricreativa: la presenza di parchi, giardini, viali e piazze alberate o comunque dotate di arredo verde consente di soddisfare un’importante esigenza ricreativa e sociale e di fornire un fondamentale servizio alla collettività, rendendo più vivibile e a dimensione degli uomini e delle famiglie una città. Inoltre la gestione del verde può consentire la formazione di professionalità specifiche e favorire la formazione di posti di lavoro.
5) Funzione culturale e didattica: la presenza del verde costituisce un elemento di grande importanza dal punto di vista culturale, può favorire la conoscenza della botanica e più in generale delle scienze naturali e dell’ambiente, sia anche per l’importante funzione didattica (in particolare del verde scolastico). Inoltre i parchi e i giardini storici, così come gli esemplari vegetali di maggiore età o dimensione, costituiscono dei veri e propri monumenti naturali, la cui conservazione e tutela rientrano fra gli obiettivi culturali del nostro consesso sociale.
6) Funzione estetico-architettonica: anche la funzione estetico-architettonica è rilevante, considerato che la presenza del verde migliora decisamente il paesaggio urbano e rende più gradevole la permanenza in città, per cui diventa fondamentale favorire un’integrazione fra elementi architettonici e verde nell’ambito della progettazione dell’arredo urbano.